Language

Designlab

L’anno scorso, l’Antica Ebanisteria, azienda di arredamento e complementi arredo, ha preso parte al Laboratorio di Disegno industriale di Dario Russo (presso il Corso di Studi in Architettura dell’Università di Palermo). Il brief, sostanzialmente, verteva su un’idea d’italianità, se così si può dire, colta, elegante, non lussuosa, pensata per il mercato russo, in forte espansione, dove l’azienda conta di far presa; quindi, la letteratura (da Dante a Pirandello), il Rinascimento (dalla sezione aurea alla prospettiva), il Futurismo (precoce avanguardia storica tutta italiana), il cinema (da Fellini ei décollage di Rotella), ecc. Così, gli allievi architetti hanno progettato diversi prodotti: tavoli, librerie, consolle…
Quest’anno, facendo leva sulla carica propulsiva del Laboratorio, Antica Ebanisteria muta pelle: diventa Caruso, nome di famiglia di due imprenditori, Carlo e Sergio, che puntano sulla qualità del design italiano per affermarla ovunque la si voglia apprezzare. Da una parte, l’azienda continua la sua tradizionale attività di architettura d’interni (lavori su misura) col brand “Caruso Handmade”; dall’altra, si dedica alla sperimentazione di arredi col brand “Caruso Designlab”.
Nella versione 2.0 del Laboratorio, uno dei due temi proposti è ancora Italy, cui s’è fatto cenno, per sviluppare una collezione in continuità con il lavoro dell’anno scorso. Qui, poiché la produzione Caruso è orientata al mercato straniero, in particolare russo e mediorientale (Emirati Arabi), si lavora con concetti chiari: i temi importanti che hanno fatto grande la cultura italiana, e che si collegano, senza troppi giri, allo stupefacente patrimonio artistico del nostro paese. In tal modo, l’idea è di ridurre argomenti complessi – pregni d’italianità – in una forma semplice, facilmente realizzabile e visivamente eloquente: meno materia e più concetto, alla maniera indicata dai Droog Design, un gruppo olandese che si caratterizza per il tenore asciutto e tagliente dei suoi progetti. Ancora una volta, “less is more” (meno è più), per usare le parole del grande architetto Mies van der Rohe, perché la semplicità è «una complessità risolta», come chiosa Constantin Brâncuşi.